Respirazione e Meditazione
Mentre l’aspirante si concentra sul movimento dell’addome durante l’inspirazione e l’espirazione, deve comprendere che la respirazione non deve venire alterata né diventare intenzionale, ma rimanere sempre semplice e fluida.
Mentre l’aspirante si concentra sul movimento dell’addome durante l’inspirazione e l’espirazione, deve comprendere che la respirazione non deve venire alterata né diventare intenzionale, ma rimanere sempre semplice e fluida. La fine di ogni espirazione deve, in modo molto naturale, implicare una leggera pausa. Deve fare attenzione a non bloccare la pausa dopo l’espirazione, ma lasciarla, per così dire, “fluttuante” per evitare che l’addome si tenda e finisca per provocare un affanno che disturberebbe la meditazione.
Inoltre il ricercatore deve aver cura di non lasciarsi sprofondare in uno stato di sottile torpore durante la pausa che segue l’espirazione, poiché rischierebbe, in breve tempo, di assopirsi. Se rimane molto attento noterà che, durante questa pausa dopo l’espirazione, una certa tranquillità si produce anche nella mente e che nell’inspirazione stessa la mente ha la tendenza a ricominciare ad agitarsi. Deve imparare ad approfittare di questa piccola tregua della mente nella pausa che segue l’espirazione e non permetterle di riprendere il suo movimento agitato durante la successiva inspirazione.
La meditazione ha precisamente lo scopo di rallentare il movimento mentale fino al punto in cui il vuoto esistente tra due pensieri successivi possa cominciare a essere percepito e riconosciuto dal ricercatore.
Solo quando il rallentamento del movimento mentale dell’aspirante sarà sufficiente per arrivare a un silenzio e a un riposo interiore mantenuti, la rivelazione dell’Aspetto Celeste della sua doppia natura potrà prodursi in lui.
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