Importanza culturale del RINASCIMENTO (1300-1500)
La ricchezza concentrata, più che la ricchezza diffusa, protessero le arti, le lettere e la musica. Letterati e artisti si misero alla ricerca di patroni, e al carattere cittadino della prima educazione umanistica, si contrappose la nuova figura del cortigiano.
Importanza culturale
La ricchezza concentrata, più che la ricchezza diffusa, protessero le arti, le lettere e la musica. Letterati e artisti si misero alla ricerca di patroni, e al carattere cittadino della prima educazione umanistica, si contrappose la nuova figura del cortigiano.
Tale ripiegamento umanistico della cultura, le diede però una nuova capacità di espansione europea.
Intorno alla Chiesa gravitavano anche i maggiori scrittori del Rinascimento: l'Ariosto, che godeva di benefici ecclesiastici e sperava nei favori di papa Leone X; il Machiavelli, che sognava un principato laico fondato sul prestigio del papato mediceo, e il Guicciardini, che, pur non condividendo la tirannia degli "scellerati preti", servì per un ventennio i pontefici. L'incontro degli intellettuali con la Chiesa, nel Rinascimento, era dovuto a due ragioni fondamentali: anzitutto, al desiderio, da parte di scrittori e artisti, di sfuggire all'isolamento provinciale e municipale cercando riparo nella corte di Roma, cioè nel più solido principato italiano; e poi, alla politica della Chiesa nei confronti degli intellettuali. Leone X, infatti, identificò il proprio sogno di grandezza con il sogno di grandezza del Rinascimento.
Ma, già con il sacco di Roma del 1527 e, più tardi, con il pontificato di Paolo III Farnese, il processo di integrazione laica nelle strutture ecclesiastiche si bloccò definitivamente ed il nuovo assetto territoriale, frutto dall'egemonia spagnola, riportò i letterati alle corti. Esempio illustre di questo parallelo tra arte e potere è il Tasso.
Sempre più vincolato con il potere, l'intellettuale italiano rinunciò alla sua totale autonomia e con tale sconfitta si concluse la grande vicenda spirituale dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano.
Sul finire del sec. XV il divario tra la cultura umanistica italiana e la cultura europea si avvia ad essere colmato: la discesa, nel settembre 1494, di Carlo VIII in Italia, segna l'inizio di un ben più traumatico contrasto tra la centralità dell'Italia, dal punto di vista artistico-culturale, e la crescente marginalità politico-economica che la confinerà alla periferia dell'Europa moderna. L'Italia resta infatti esclusa da alcuni eventi determinanti come le grandi scoperte geografiche, la Riforma e gli inizi della scienza fisica moderna.
Se il feudalesimo fu disintegrato politicamente dall'assolutismo dei sovrani, non fu però bloccato il processo di riconversione feudale e fondiaria del capitale: la ricchezza si concentrò nelle mani di pochi privilegiati, provocando una diminuzione del reddito pro capite, con la conseguente formazione di sacche di povertà urbana e rurale.