L'UNITA' D'ITALIA E LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA (1859-1861)
L'UNITA' D'ITALIA E LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA (1859-1861) Il decennio successivo alla prima guerra d'indipendenza, vide sul piano
L'UNITA' D'ITALIA E
LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA (1859-1861)
Il decennio successivo alla prima
guerra d'indipendenza, vide sul piano politico l'affermazione di
due personaggi, che sono stati i principali fautori dell'unità italiana:
Vittorio Emanuele II e Camillo
Benso conte di Cavour.
Cavour fu eletto deputato nel 1849, e tre anni dopo, in seguito
alle dimissioni del ministro d'Azeglio, divenne presidente dei ministri.
Nella politica interna Cavour promosse una serie di riforme per
rendere il Piemonte lo Stato più moderno e più ricco d'Italia, uno
Stato cioè, che fosse in grado di guidare il Risorgimento nazionale.
In politica estera cercò di far ottenere al Piemonte l'alleanza
di una grande potenza, cosicché non si verificasse nuovamente il
fallimento della prima guerra d'indipendenza.
La seconda guerra d'indipendenza scoppiò quando, il 29 aprile del
1859, gli Austriaci passarono il Ticino, puntando verso Torino.
Questi vennero poi fermati sulle rive della Sesia, dove i Piemontesi
avevano allargato le risaie, mentre l'esercito piemontese, congiuntosi
con quello Francese di Napoleone III, giungeva alla riviera ligure.
L'esercito franco-piemontese,
sotto il comando di Napoleone III, adottò una tattica vincente:
fingendo di ammassare le truppe sulle rive del Po, come aveva fatto
Napoleone I nel 1706, egli faceva passare il Ticino al grosso delle
milizie, che puntavano velocemente su Milano. Intanto, Vittorio
Emanuele, per dissimulare il movimento, si scontrava con gli Austriaci
a Palestro.
Quando il generale austriaco Giulay, accortosi della manovra, tentò
di fermare l'avanzata francese, venne sbaragliato a Magenta dal
generale francese Mac Mahon. Tre giorni dopo Vittorio Emanuele II
e Napoleone III entravano trionfanti a Milano, e gli Austriaci liberavano
la Lombardia.
Nei mesi successivi, la scarsa popolarità della guerra in Francia
ed il pericolo di un intervento prussiano, aggiunti alle preoccupazioni
di Napoleone III che l'Italia si avviasse verso l'unità, spingendosi
così oltre i patti convenuti, indussero l'imperatore francese a
porre termine alla guerra con il Convegno di Villafranca (11 luglio
1859). Napoleone III e l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe
stipularono l'armistizio. Cavour si dimise.