La storia del Piemonte
Il territorio corrispondente all'attuale Piemonte era anticamente abitato da popolazioni celtiche e liguri.
Il
territorio corrispondente all'attuale Piemonte era anticamente abitato
da popolazioni celtiche e liguri.
Tranne che per alcune zone alpine, la regione fu conquistata dai Romani,
negli anni successivi alla discesa di Annibale, e con il riordinamento
augusteo dell'Italia, il Piemonte fu compreso in parte nella XI regione,
la Transpadana, e parte nella IX, la Liguria.
Invaso dagli Ostrogoti e dai Borgognoni (secc. V-VI), fu completamente
distrutto, e fu solo dopo la restaurazione bizantina, con l'invasione
longobarda, che si ebbe una prima sistemazione della regione che prese
il nome di Neustria.
Probabilmente divisa nei ducati di Novara, Ivrea, Asti, Tortona e Torino,
fu teatro di una lotta per il predominio, che vide Torino prevalere,
ed alcuni suoi duchi diventare re (Agilulfo, Arioaldo, Garibaldo, Ragimperto).
L'eccessiva potenza dei duchi della Neustria, e specie di quello di
Torino, però indussero i re longobardi a sostituirli.
Con l'introduzione del cristianesimo, probabilmente nel IV sec., il
territorio fu diviso in diocesi (Torino, Ivrea, Aosta, Alba, Acqui),
che nel V sec. aumentarono con l'aggiunta di Tortona, Asti, Novara e
Vercelli.
Il sistema feudale fu introdotto
dai Franchi, e vi si creò una potente aristocrazia laica ed ecclesiastica,
specie inseguito al formarsi del Regno Italico feudale del IX e X sec.
Oltre al comitato di Torino, acquistò importanza rilevante quello di Ivrea,
unito alla contea di Aosta, che, sotto gli Anscarici e gli Arduinici,
diventò centro della politica italica.
Tra la lotta delle investiture (XI sec.), in cui la stessa contea fece
da intermediaria tra papato e Impero, e le lotte antisveve (XII-XIII sec.),
il Piemonte passò da una struttura integralmente feudale e monastica alla
nascita dei comuni, sollecitati dall'incremento
demografico, commerciale e agricolo. Asti (il più potente Comune nella
regione, noto per le sue imponenti attività bancarie), Chieri, Ivrea,
Novara, Torino, Tortona (XI sec.), Cuneo, Mondovì, Vercelli, Alba (XII
sec.); Savigliano (XIII sec.), ecc.
Contro molte di queste città si allearono le forze feudali, come il Monferrato,
e l'imperatore Federico I Barbarossa
finché si arrivò alla pace di Costanza (1183), ed al riconoscimento dell'autonomia
delle città.
L'eterna lotta tra Asti ed i marchesi del Monferrato, portò alcuni comuni
(Cuneo, Busca, Fossano, Savigliano, Mondovì, Cherasco, Alba, Alessandria,
Tortona, Chieri, Bra), nella seconda metà del XIII sec., ad allearsi con
il re Carlo I d'Angiò, dando il via al dominio angioino nella regione.
Questo dominio durò fino al XIV sec. e fu abbattuto solo con l'allargarsi
dell'influenza della famiglia Visconti,
che tra il XIV e il XV sec. tenne più o meno continuativamente Alessandria,
Vercelli, Tortona, Bra, Alba, Novara, Asti.
I Savoia, tra il XIII e il XV sec., estesero i loro possessi su una vasta
sezione del Piemonte, e Amedeo VIII (1391-1434), avuto il titolo di duca
di Savoia (1416) e di principe di Piemonte (1418), avviò l'unificazione
politica e amministrativa dei possessi della famiglia.
Il Piemonte rimase però aperto ai vari influssi francesi, del marchesato
di Saluzzo e di Asti, dove alla dominazione subentrò quella degli Orléans.
La spedizione di Carlo VIII (1494-1495),
a cui i principi piemontesi lasciarono libero transito, avviò un periodo
di dipendenza straniera che culminò, durante le guerre franco-absburgiche,
nella spartizione del Piemonte tra Francia e Spagna (1536-1559).
Col trattato di Cateau-Cambrésis (1559) vennero ricostituiti i domini
sabaudi sotto il duca Emanuele Filiberto (1553-1580) e il marchesato del
Monferrato, mentre alla Francia restarono Saluzzo, Torino, Chieri, Pinerolo,
Chivasso, Asti, e alla Spagna Vercelli.
Il Piemonte, ridotto nella seconda metà del XVII sec. a semi-vassallaggio
dal re Luigi XIV, si risollevò durante le guerre di successione.
I domini dei Savoia, servirono a unificare la regione e diedero al Piemonte
una rilevanza internazionale, relegando però il panorama intellettuale
delle città piemontesi ad una condizione di emarginazione dallo spirito
rinnovatore dell'Illuminismo.
Il Piemonte si aprì maggiormente alla civiltà europea solo con l'annessione
alla Francia (1798) e poi con la partecipazione al Risorgimento.