Le origini del dialetto Pugliese
La regione linguistica pugliese è tutt'altro che omogenea. Fin dalle prime dominazioni romane si delineò l'opposizione tra la regione del Salento e il resto della Puglia.
La
regione linguistica pugliese è tutt'altro che omogenea. Fin dalle prime
dominazioni romane si delineò l'opposizione tra la regione del Salento
e il resto della Puglia.
Le antiche popolazioni messapiche, che popolavano il Salento, mantennero
infatti la loro individualità linguistica molto a lungo, anche contro
le dominazioni greche. Nella Puglia si sono creati così tre ceppi linguistici:
quello latino, quello greco e quello sannita.
Nelle aree di confine si verificarono inoltre delle mescolanze particolari,
e in altre zone si sono creati dei paradossi linguistici, per cui nell'area
Taranto-Brindisi si trovano dei vocaboli diversi dal salentino, ma identici
al napoletano.
La distinzione tra il Salento e la Puglia si basa su tre elementi fondamentali:
- il sistema vocalico del Salento è identico a quello del siciliano,
con la presenza di "a" e " e" aperte e chiuse, e una sola varietà di
"i" e "u".
- nel Salento manca il cambio vocalico (metafonia) tipico del centro-sud,
così "questo", che cambia solitamente in "chistu", nel Salento è "chesto".
- le vocali finali vengono pronunciate in maniera chiara, al contrario
della pronuncia "ë" del resto del territorio.
Il dialetto della Puglia costiera, assimilandosi all'abruzzese,
presenta il cosiddetto "frangimento vocalico", ossia il passaggio della
vocale "i" in "öi", così "gallina" e "chino" divengono "gaddöine" e "chiöine".
Questo cambiamento si trova anche in "öu", dalle parti di Andria, dove
"mulo" diviene "möule".
Tra gli altri fenomeni vocalici troviamo il passaggio della "u" in "àu",
così "fuso" diviene "fàusë", la "i" può cambiare in "ei", come in "fareinë"
per "farina"; la "e" chiusa può cambiare in "ei", come in "seirë" per
"sera".
Un altro tratto tipico è il passaggio della "a" palatizzata in dittongo,
così il latino "frater" (fratello), diviene "freutë" e "pala" diviene
"peulë".
Per quel che riguarda le consonanti, il Salento si distingue dalle altre
regioni limitrofe per la conservazione dei gruppi "nd" e "mb" (che solitamente
cambiano in "nn" e "mm").
Un carattere tipico della regione Puglia è il cambio della "g", normalmente
corrotta in "j", a "sc", così "ginocchio", non diviene "junocchiu", ma
"scinucchiu", e andare diventa "scire".
Riguardo al vocabolario, è difficile distinguere parole tipicamente pugliesi,
se si fa eccezione per i termini di origine greca, questo dialetto condivide
infatti la maggior parte dei suoi termini con altre regioni. Così "crai",
al posto di "domani", "pica" per "gazza"; "socra" per "suocera", si trovano
in vari posti del meridione. Forse una delle particolarità uniche del
pugliese è data dalla parola "navicula" per "culla", tipica del nord della
regione, mentre nel resto della Puglia si usa la parola greca "naca".
Una particolare attenzione meritano i termini paesaggistici, che ritraggono
il carattere della terra locale, si hanno ad esempio due termini per indicare
i mucchi di sassi, "specchia" e "truddu".