10 Ottobre 2009
amministratore
URBANO RATTAZZI
URBANO RATTAZZI (Alessandria 1808 - Frosinone 1873) Uomo politico italiano.
(Alessandria 1808 - Frosinone 1873)
Uomo politico italiano. Laureatosi in legge a Torino, esercitò l'avvocatura a Casale Monferrato dove fu tra i firmatari di una lettera aperta al re Carlo Alberto nella quale si chiedevano riforme come quelle concesse a Firenze e Roma. Deputato nel primo parlamento subalpino (aprile 1848), sedette sui banchi della Sinistra e redasse il progetto di legge per la fusione della Lombardia con il Piemonte. Ministro dell'istruzione (27 luglio 1848) e poi dell'agricoltura e commercio (4 agosto) nel gabinetto Casati, si dimise, sostenendo la necessità di una ripresa delle ostilità contro l'Austria. Caduto, dopo la sconfitta di Novara, il ministero Chiodo, organizzò nella Camera il gruppo del centro-sinistra e, rieletto deputato, il 9 dicembre 1849, appoggiò il ministero d'Azeglio (di cui condivideva la politica ecclesiastica), avvicinandosi sempre più a Cavour dopo l'ingresso di questi nel gabinetto d'Azeglio (1850). Si crearono così gradatamente le condizioni per la formazione del cosiddetto connubio, la coalizione parlamentare formatasi nel maggio 1852 tra il gruppo del centro-destra del Cavour e il centro-sinistra rattazziano. Il connubio permise al Cavour di allontanare dal potere il d'Azeglio, più conservatore, e di formare il 4 novembre 1852 un ministero di unione nazionale orientato in senso più decisamente liberale. Rattazzi entrò nel ministero Cavour come ministro di grazia e giustizia (1853) e successivamente come ministro dell'interno (1855), battendosi soprattutto per l'approvazione delle leggi sulle corporazioni religiose. La sua posizione nel governo si andò però indebolendo dopo il tentativo insurrezionale mazziniano a Genova (giugno 1857) che egli non riuscì a impedire, e dopo il successo dei clericali nelle elezioni del novembre 1857. Costretto a lasciare il ministero, fu di nuovo eletto alla presidenza della camera nel 1858, ma da quel momento i rapporti tra Cavour e Rattazzi si guastarono definitivamente. Divenuto persona di fiducia del re, Rattazzi rappresentò per Vittorio Emanuele l'uomo di ricambio, ma esaurì gran parte della sua attività politica, nel tentativo di impedire che Cavour tornasse al potere. Rattazzi tornò alla presidenza della camera, nel gennaio 1861, capeggiando l'opposizione parlamentare al Ricasoli, divenuto presidente del consiglio dopo la morte di Cavour. Nel corso degli avvenimenti che portarono alla crisi di Aspromonte intrattenne rapporti ambigui con Garibaldi, assecondando le tendenze di Vittorio Emanuele II a condurre una politica personale, e illudendo Garibaldi sulla possibilità di realizzare la conquista di Roma. Tornato alla presidenza del consiglio il 10 aprile 1867, succedendo a Ricasoli, si trovò ancora di fronte la Questione romana e il desiderio di Garibaldi di liberare Roma; anche questa volta trattative poco chiare si svolsero i due, ma quando Garibaldi, lasciata Caprera dove era stato confinato dal governo, iniziò le operazioni nel Lazio che si conclusero a Mentana, Rattazzi fu costretto dal re a rassegnare nuovamente le dimissioni (19 ottobre 1867), e da allora, pur continuando a partecipare assiduamente all'attività parlamentare, non poté più tornare al potere. |